Un altro 1 maggio in cui l’Italia è all’ultimo posto nella classifica europea per occupazione femminile.
Un altro 1 maggio senza una vera parità retributiva.
Un altro 1 maggio in cui le donne sono la fetta del mondo del lavoro più precaria.
Questa crisi rischia di cancellare tutti i passi avanti fatti e colpire le donne ancora di più. I dati lo dicono già.
Ma, per quanto questa situazione sia dura e ci faccia sentire tutte e tutti impotenti, non vogliamo lasciarci andare alla rassegnazione. Vogliamo lottare e cogliere anche tutte le opportunità che questo periodo potrà darci.
Per questo primo 1 maggio vogliamo mettere alcuni punti fissi al dibattito in corso tra donne e lavoro:
- Le donne sono in prima linea in ogni ambito lavorativo strettamente connesso con il superamento di questa crisi: da quello scolastico a quello sanitario. Molte hanno pagato questo sforzo con la vita, per loro e per tutte c’è bisogno di un impegno serio per colmare il gap occupazionale di questo Paese e formulare misure ad hoc per la crescente disoccupazione femminile di queste settimane;
- Quello che stiamo vivendo è telelavoro, non smart working e ci auguriamo vivamente che le difficoltà di questo periodo non diano adito a ritardare il progresso dei modelli organizzativi;
- La flessibilità organizzativa nel proprio lavoro non basta se è realizzata solo per permettere alle donne di tenere sulle proprie spalle entrambi i carichi: quelli di cura e quelli lavorativi. Questo periodo ci sta regalando molta più consapevolezza su quanto sia necessario partire dalla condivisione più che dalla flessibilità, o meglio che l’una senza l’altra non daranno mai la possibilità alle donne di scegliere davvero liberamente;
Noi continueremo a discutere, a confrontarci e a fare la nostra parte per un Paese più paritario, chiediamo al Governo di fare la sua, in primis coinvolgendo le donne nei luoghi decisionali per l’uscita dall’emergenza.